L’onere della prova: nozioni generali e regole applicative

L’onere della prova è uno degli istituti fondamentali del diritto processuale civile, disciplinato dall’art. 2697 c.c., ed è decisivo per determinare quale parte del processo debba provare un fatto rilevante per il giudizio.

La comprensione di questo concetto è essenziale per chiunque intraprenda una causa civile, poiché l’esito del processo può dipendere dalla capacità di ciascuna parte di fornire una prova convincente dei fatti su cui si basa la propria posizione.

In questo articolo analizziamo in dettaglio il principio dell’onere della prova con una particolare attenzione agli strumenti normativi che ne regolano l’uso ed alle implicazioni per le parti coinvolte in una controversia civile.

Indice dei contenuti:

  • Introduzione generale all’onere della prova
  • Il principio dispositivo e la sua applicazione
  • Il giudice e la valutazione della prova
  • L’onere della prova e i fatti costitutivi
  • La ripartizione dell’onere probatorio: fatti impeditivi e modificativi
  • Il principio della vicinanza della prova
  • Inversione dell’onere della prova

Introduzione generale all’onere della prova

L’esito di un giudizio può dipendere dalla soluzione di una quaestio facti, ossia dalla valutazione di quale tra le versioni contrapposte dei fatti proposti dalle parti sia quella più convincente.

In altre parole, il giudice deve decidere se una determinata circostanza, oggetto della disputa tra le parti, possa considerarsi provata in base agli elementi probatori disponibili.

L’art. 116, comma 1, c.p.c. stabilisce che il giudice deve formarsi un convincimento sulla base di quanto allegato e provato dalle parti, avendo cura di escludere qualsiasi elemento che non sia stato acquisito in giudizio attraverso i canali processuali regolari, compreso il rispetto del contraddittorio.

Nel caso in cui le prove non siano sufficienti a convincere il giudice o in presenza di contraddizioni tra le versioni fornite dalle parti, la decisione dipende dall’applicazione del principio dell’onere della prova, che stabilisce a chi spetta il compito di provare i fatti rilevanti per la causa.

Il principio dispositivo e la sua applicazione

Il principio dispositivo, sancito dall’art. 115, comma 1, c.p.c., prevede che siano le parti a introdurre la prova nel processo. In altre parole, ciascun litigante deve indicare al giudice i mezzi di prova su cui intende basarsi per sostenere la propria versione dei fatti. La valutazione della prova è quindi strettamente legata alla condotta delle parti, le quali devono provvedere a fornire gli strumenti necessari per accreditare la propria posizione.

Il giudice, secondo quanto stabilito dall’art. 115 c.p.c., non può introdurre nuove prove di propria iniziativa, salvo che non ricorra all’uso di nozioni di comune esperienza o fatti notori, che sono considerati incontestabili per la collettività. Tale principio limita l’iniziativa del giudice alla valutazione delle prove già presentate dalle parti, orientando il suo giudizio in base a ciò che è stato effettivamente allegato e provato.

Il giudice e la valutazione della prova

Il giudice deve valutare le prove sotto il profilo della loro ammissibilità e rilevanza, secondo le disposizioni del codice di procedura civile. La valutazione di una prova comprende:

  • Ammissibilità: la prova deve essere conforme alle disposizioni di legge.
  • Rilevanza: la prova deve avere capacità di influenzare la decisione del giudizio.

Se le prove raccolte non sono sufficienti a convincere il giudice, egli dovrà applicare la regola dell’onere della prova, ossia accogliere la versione dei fatti presentata dalla parte che non ha l’onere di provare il fatto controverso. In altre parole, la parte che non ha l’onere della prova potrà vedere la propria versione dei fatti accolta anche in assenza di una prova completa, a condizione che l’altra parte non sia riuscita a fornire una prova convincente.

L’onere della prova e i fatti costitutivi

Secondo l’art. 2697 c.c., l’onere di provare un fatto grava sulla parte che invoca quel fatto a sostegno della propria posizione. In generale, l’onere di provare un fatto costitutivo ricade su colui che intende far valere un diritto in giudizio.

Ad esempio:

  • Se una parte chiede l’adempimento di un contratto, deve provare che il contratto sia stato effettivamente stipulato.
  • Se una parte richiede il risarcimento danni, deve provare l’esistenza di un danno subito.

In caso di mancata prova, il giudice non potrà accogliere la domanda, anche se non ha certezza assoluta che il fatto in questione non si sia verificato.

La ripartizione dell’onere probatorio: fatti impeditivi e modificativi

Non sempre la ripartizione dell’onere della prova è così chiara. Infatti, in alcuni casi, può esserci incertezza riguardo a quale delle parti debba fornire la prova di un determinato fatto.

Ad esempio, in caso di risarcimento danni, potrebbe essere necessario stabilire se la colpa del danneggiante debba essere provata dalla parte danneggiata o se, invece, sia il danneggiante a dover dimostrare di non essere colpevole.

La legge può specificare in alcuni casi su chi ricade l’onere di provare un determinato fatto, ma in assenza di una previsione esplicita, spetta al giudice decidere sulla base di principi interpretativi. Ad esempio:

  • Fatti costitutivi: sono quelli che giustificano la domanda e devono essere provati dalla parte che li invoca.
  • Fatti impeditivi: sono quelli che ostacolano il diritto invocato, e devono essere provati dalla parte che sostiene di essere stata danneggiata.

Il principio della vicinanza della prova

Il principio della vicinanza della prova rappresenta una delle soluzioni adottate dal legislatore per risolvere i casi in cui non è chiaro chi debba fornire la prova di un determinato fatto.

Questo principio stabilisce che l’onere della prova debba ricadere sulla parte che ha la maggiore disponibilità di elementi probatori. In altre parole, quando una parte dispone di maggiori informazioni o prove riguardanti un determinato fatto, sarà a carico di quella parte provare la veridicità di tale fatto.

Ad esempio:

  • Se un lavoratore richiede il riconoscimento di un premio di produttività, sarà l’impresa a dover provare il mancato raggiungimento dei risultati economici necessari per il premio, poiché solo l’impresa dispone degli elementi atti a dimostrare il contrario.

Inversione dell’onere della prova

Esiste, infine, la possibilità di invertire convenzionalmente l’onere della prova, ossia di stabilire, attraverso un accordo tra le parti, che l’onere di provare un fatto ricada su una delle due parti, anche se normalmente tale onere spetterebbe all’altra.

Tuttavia, tale inversione non può essere applicata in relazione a diritti indisponibili o a situazioni in cui l’inversione dell’onere della prova renderebbe troppo difficile l’esercizio del diritto da parte di una delle parti.

Ad esempio, in un contratto le parti possono concordare di invertire l’onere della prova per determinati fatti, ma tale accordo non potrà prevalere su norme che proteggono diritti fondamentali o indisponibili.

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