La differenza tra possesso e detenzione

La differenza tra possesso e detenzione | criteri essenziali

Nell’ambito della proprietà edilizia e della gestione dei beni, comprendere la distinzione tra possesso e detenzione è fondamentale.

Entrambi i concetti si basano sull’elemento oggettivo, ovvero la disponibilità materiale del bene, ma si distinguono per l’elemento soggettivo, ossia l’intenzione dell’individuo nei confronti del bene stesso.

Esamineremo di seguito gli elementi essenziali di questi due istituti, approfondendo le caratteristiche principali che li distinguono, alla luce delle previsioni normative e delle recenti interpretazioni giurisprudenziali.

Possesso e detenzione: differenze principali

La differenza tra possesso e detenzione risiede nell’elemento soggettivo. Il possesso si distingue per l’animus possidendi, cioè l’intenzione di comportarsi come proprietario del bene.

Al contrario, la detenzione è caratterizzata dall’animus detinendi, ossia la volontà di tenere il bene per conto altrui, riconoscendo un diritto superiore.

Ad esempio, la guida di un autoveicolo può rappresentare sia una situazione di possesso sia una di detenzione.

Se chi guida è il proprietario o agisce come tale, ha l’animus possidendi; se invece ha solo il permesso di usare l’auto, è un semplice detentore, come nel caso di un amico a cui è stata prestata la vettura.

Il ruolo dell’elemento soggettivo e il titolo di acquisizione

In base a diverse interpretazioni, la differenza tra possesso e detenzione non si basa solo sull’elemento soggettivo, ma anche sul titolo in base al quale il bene è stato acquisito.

Secondo la giurisprudenza (Cass. 8 giugno 2017, n. 14272), ciò che conta non è la volontà interna, ma il modo in cui tale intenzione viene manifestata all’esterno.

Ad esempio, uno studente che prende in prestito un libro dalla biblioteca è considerato detentore, indipendentemente dal fatto che intenda restituirlo o meno.

La manifestazione esterna dell’intenzione

L’elemento soggettivo assume rilevanza solo se viene manifestato esternamente, determinando quindi se il comportamento è quello di un possessore o di un detentore.

Se una persona entra in possesso di un bene manifestando la volontà di rispettare i diritti del proprietario, come nel caso di un prestito bibliotecario, ciò determina l’animus detinendi.

In assenza di una dichiarazione esplicita, il comportamento esterno assume una connotazione interpretativa.

La presunzione di possesso e l’onere della prova

L’esercizio del potere di fatto su un bene è generalmente presunto come possesso (art. 1141, comma 1, c.c.).

La giurisprudenza conferma che, salvo prova contraria, si deve ritenere possessore chi esercita un controllo effettivo sul bene (Cass. 28 febbraio 2013, n. 5037).

Pertanto, chi sostiene che una determinata situazione costituisca detenzione è tenuto a fornire le prove necessarie.

L’interversione del possesso: modalità di trasformazione della detenzione in possesso

La trasformazione della detenzione in possesso (interversio possessionis) richiede un cambiamento esterno dell’animus. Questo può avvenire in due modi:

  1. Opposizione al possessore originario (art. 1141, comma 2, c.c.), come quando un detentore comunica al proprietario di voler trattenere il bene per sé (Cass. 17 maggio 2018, n. 12080). Ad esempio, uno studente che nega alla biblioteca l’obbligo di restituire il libro manifesta inequivocabilmente un cambio di volontà.
  2. Causa proveniente da un terzo: ciò avviene quando il possessore originale trasferisce il proprio diritto al detentore, come nel caso di un bene venduto da un possessore illegittimo (Cass. 27 maggio 2010, n. 13008).

Conclusione

La distinzione tra possesso e detenzione è un concetto complesso che non si basa unicamente sul comportamento interno, ma soprattutto su come questo viene manifestato all’esterno.

La giurisprudenza ci offre strumenti per distinguere i due istituti e per valutare caso per caso, anche attraverso le modalità di acquisizione e gestione del bene, se il potere esercitato su di esso si configura come possesso o come semplice detenzione.

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