Lo ius sepulchri costituisce una posizione giuridica soggettiva di natura personale, che riconosce il diritto di essere sepolti in un determinato sepolcro.
La distinzione tra sepolcro ereditario e sepolcro familiare o gentilizio incide profondamente sulle modalità di acquisto, trasmissione e tutela di tale diritto, determinando differenti conseguenze anche in sede giudiziale.
In caso di contenzioso, la corretta qualificazione dello ius sepulchri risulta fondamentale per individuare gli strumenti giuridici azionabili.
Recentemente, la Cassazione civile, con ordinanza n. 190 del gennaio 2025, ha riaffermato i principi consolidati in materia, offrendo chiarimenti utili in relazione all’intrasmissibilità del diritto sul sepolcro familiare e alla legittimità dell’azione di indebito arricchimento ex art. 2041 c.c.
Indice dei contenuti
- La natura dello ius sepulchri
- Distinzione tra sepolcro ereditario e sepolcro gentilizio o familiare
- Trasmissione dello ius sepulchri nel sepolcro ereditario
- Acquisto e caratteristiche dello ius sepulchri nel sepolcro familiare
- Trasformazione del sepolcro familiare in ereditario
- Il caso affrontato dalla Cassazione civile con ordinanza n. 190/2025
- Fatti di causa
- Decisioni di merito: Tribunale e Corte d’Appello
- La decisione della Corte di Cassazione
- Rilevanza giuridica dell’intrasmissibilità dello ius sepulchri
- Applicabilità dell’art. 2041 c.c. nel contesto del sepolcro familiare
La natura dello ius sepulchri
Lo ius sepulchri è un diritto soggettivo originariamente riconosciuto a favore del fondatore di un sepolcro e successivamente, a seconda della natura del sepolcro stesso, può essere trasmesso o meno ad altri soggetti. Si tratta di un diritto personale e morale, che implica non solo il potere di disporre dell’utilizzo del sepolcro ma anche l’interesse a garantire la dignità della sepoltura dei propri cari.
In giurisprudenza e dottrina, lo ius sepulchri si distingue tra diritto di essere sepolto e diritto di seppellire, e può appartenere sia a un singolo sia a una collettività di persone, come nel caso del sepolcro familiare.
Distinzione tra sepolcro ereditario e sepolcro gentilizio o familiare
Trasmissione dello ius sepulchri nel sepolcro ereditario
Nel sepolcro ereditario, il diritto di sepoltura è considerato trasmissibile nei modi ordinari, sia per atto inter vivos sia per atto mortis causa. Ciò significa che l’originario titolare dello ius sepulchri può disporne anche a favore di soggetti non appartenenti alla famiglia, assimilando tale diritto a qualsiasi altro diritto patrimoniale.
In questo tipo di sepolcro, la volontà dispositiva assume un ruolo centrale, e la legittimità della cessione o successione del diritto non incontra limiti, se non quelli generali posti dal diritto civile.
Acquisto e caratteristiche dello ius sepulchri nel sepolcro familiare
Nel sepolcro familiare o gentilizio, che si presume tale in caso di dubbio, lo ius sepulchri è attribuito in base alla volontà originaria del fondatore e si acquista iure proprio, sin dalla nascita, da parte dei soggetti che si trovano in un rapporto di iure sanguinis con il fondatore stesso.
Questo diritto:
- non si trasmette per atto inter vivos o mortis causa;
- è imprescrittibile e irrinunciabile;
- configura una comunione particolare tra i familiari, ove ciascun titolare gode del diritto in forza del legame di sangue, e non per effetto di successione.
Tale configurazione comporta importanti conseguenze, specialmente in caso di controversie tra i presunti contitolari o in caso di atti dispositivi invalsi in assenza di titolarità effettiva.
Trasformazione del sepolcro familiare in ereditario
Con la morte dell’ultimo superstite della cerchia dei familiari designati dal fondatore, il sepolcro familiare si trasforma in ereditario, con conseguente sottoposizione del diritto alle regole ordinarie della successione mortis causa.
Da quel momento, lo ius sepulchri potrà essere trasmesso secondo le regole generali previste dal codice civile, venendo meno le caratteristiche di intrasmissibilità, imprescrittibilità e irrinunciabilità che lo connotavano nella fase precedente.
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Il caso affrontato dalla Cassazione civile con ordinanza n. 190/2025
Fatti di causa
Nel caso oggetto dell’ordinanza n. 190/2025, G.G. conveniva in giudizio dinanzi al Tribunale di Cassino i germani M., chiedendo la condanna ex art. 2041 c.c. al pagamento di € 25.000,00 per le spese di ristrutturazione di un sepolcro familiare, oltre al risarcimento danni per aver agito in buona fede ritenendo di essere l’unica titolare del diritto sull’edicola cimiteriale della famiglia M.i.
G.G. sosteneva:
- di aver ottenuto formalmente il trasferimento dei diritti con scrittura privata del 30.11.2005;
- di aver sostenuto le spese per il completo risanamento del sepolcro;
- che i germani M., successivamente, avevano negato la cessione e rivendicato la titolarità come eredi dei genitori M.A. e D’A.M.;
- che, in seguito, era stata costretta a seppellire altrove il marito e aveva agito per il rimborso delle spese sostenute.
Decisioni di merito: Tribunale e Corte d’Appello
Il Tribunale di Cassino, accertata la nullità della scrittura privata per difetto di titolarità e intrasmissibilità dello ius sepulchri nel sepolcro familiare, accoglieva la domanda attorea ex art. 2041 c.c., condannando i convenuti al pagamento dell’importo richiesto.
La Corte d’Appello di Roma, in parziale riforma della decisione, accoglieva l’appello dei germani M., rigettando la domanda di indebito arricchimento e condannando l’appellata G. alla rifusione delle spese.
La decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso di G.G., cassa con rinvio la sentenza della Corte d’Appello, ribadendo i seguenti principi:
- nel sepolcro familiare, lo ius sepulchri è intrasmissibile sia inter vivos sia mortis causa;
- l’atto di cessione stipulato mediante scrittura privata è radicalmente nullo per violazione della natura personale del diritto;
- l’azione di indebito arricchimento ex art. 2041 c.c. costituisce l’unica azione esperibile, data la nullità del titolo e l’impossibilità di invocare le norme sulla comunione ordinaria (artt. 1100 ss. c.c.);
- la Corte d’Appello ha erroneamente escluso l’applicabilità dell’art. 2041 c.c., tralasciando la natura del sepolcro familiare e i principi consolidati in giurisprudenza.
Rilevanza giuridica dell’intrasmissibilità dello ius sepulchri
Il principio secondo cui il diritto di sepolcro nel sepolcro familiare è intrasmissibile ha una portata sistematica e vincolante. Ciò significa che:
- ogni atto volto a trasferire lo ius sepulchri è affetto da nullità assoluta;
- i contitolari non possono cedere, rinunciare o alienare tale diritto;
- la natura familiare del sepolcro prevale su ogni accordo contrario, salvo la sua conversione in ereditario per esaurimento della cerchia dei familiari.
Questa regola tutela la volontà del fondatore e preserva l’identità storica, affettiva e giuridica del sepolcro familiare.
Applicabilità dell’art. 2041 c.c. nel contesto del sepolcro familiare
Quando viene effettuata una prestazione patrimoniale (come lavori di ristrutturazione) in assenza di un valido titolo giuridico, l’azione di indebito arricchimento rappresenta l’unico strumento risarcitorio esperibile, purché sussistano:
- impoverimento del soggetto agente;
- arricchimento del soggetto beneficiario;
- assenza di giustificazione giuridica;
- carattere sussidiario dell’azione (cioè non sia possibile agire con altra azione tipica).
Nel caso in esame, la Cassazione ha chiarito che la nullità del contratto di cessione elimina ogni altra base giuridica per la pretesa patrimoniale, rendendo necessario il ricorso all’azione ex art. 2041 c.c., senza possibilità di applicare le regole della comunione ordinaria.
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