L’esecutore testamentario può avere un ruolo attivo anche nella divisione ereditaria.
Come noto, nell’ambito delle disposizioni testamentarie, uno degli aspetti più rilevanti riguarda la divisione dei beni dell’eredità.
In particolare, l’articolo 706 del codice civile consente al testatore di affidare tale compito ad un esecutore testamentario, soggetto che non è necessariamente un erede o un legatario, ma che svolge un’importante funzione di equità nella gestione dell’eredità.
In questo articolo, esamineremo come l’esecutore testamentario possa operare la divisione dell’eredità e le normative che regolano tale funzione.
Indice
- Il ruolo dell’esecutore testamentario nella divisione dell’eredità
- La divisione effettuata dall’esecutore testamentario
- I compiti e i limiti dell’esecutore testamentario nella divisione
- La possibilità di impugnare la divisione operata dall’esecutore testamentario
Il ruolo dell’esecutore testamentario nella divisione dell’eredità
L‘esecutore testamentario è una persona designata dal testatore con l’incarico di curare l’esecuzione delle sue ultime volontà.
Oltre a questo compito generale, l’esecutore può essere chiamato a occuparsi anche della divisione dell’eredità, quando il testatore lo dispone specificamente.
Questa funzione viene distinta da altre situazioni in cui il testatore possa prevedere una divisione pregressa o diversa, come nel caso di un piano divisionale preparato dal testatore stesso.
L’articolo 706 del codice civile disciplina espressamente questa possibilità, stabilendo che, quando l’esecutore testamentario non è né erede né legatario, egli può procedere alla divisione dei beni dell’eredità fra gli eredi.
In tal modo, si garantisce che la divisione avvenga in modo imparziale, evitando conflitti di interesse tra le parti coinvolte.
La divisione effettuata dall’esecutore testamentario
A differenza di altre modalità di divisione che possono essere intraprese dagli eredi stessi, l’esecutore testamentario che riceve l’incarico di effettuare la divisione opera direttamente, senza che sia necessaria l’azione degli altri coeredi.
L’articolo 706, comma 1, c.c. stabilisce che l’esecutore può procedere alla divisione quando non è un erede o un legatario, eseguendo l’atto con effetti reali sui beni patrimoniali degli eredi.
In questo caso, l’esecutore testamentario ha il potere di definire la suddivisione delle proprietà e dei beni lasciati dal testatore, senza necessità di un intervento diretto da parte degli eredi.
Tuttavia, è importante sottolineare che gli eredi mantengono il diritto di impugnare la divisione nel caso in cui essa risulti manifestamente iniqua.
I compiti e i limiti dell’esecutore testamentario nella divisione
Nel corso della sua attività, l’esecutore testamentario deve agire con equità, nel rispetto delle disposizioni testamentarie e considerando le necessità e le volontà del testatore.
L’esecutore deve, inoltre, ascoltare gli eredi, pur non essendo vincolato alle loro richieste o obiezioni, come previsto dall’articolo 706 c.c.
Il rispetto delle volontà del testatore è fondamentale, ma l’esecutore deve anche garantire che la divisione avvenga in modo giusto, evitando situazioni che possano essere interpretate come manifestamente inique o ingiuste.
In tal senso, il codice civile stabilisce una precisa regolamentazione su come debba essere operata la divisione, prevenendo eventuali abusi.
La possibilità di impugnare la divisione operata dall’esecutore testamentario
Nonostante l’esecutore testamentario abbia il compito di procedere alla divisione, gli eredi hanno sempre il diritto di impugnare l’atto di divisione nel caso in cui lo ritengano manifestamente iniquo.
L‘articolo 733, comma 2, c.c. prevede che la divisione effettuata dall’esecutore possa essere contestata, se risulta essere ingiusta o non rispettosa delle giuste proporzioni.
Pertanto, la possibilità di impugnare la divisione è una forma di tutela per gli eredi qualora ritengano che l’atto esecutivo non rispetti i principi di equità e giustizia.
L’articolo 706 c.c. richiama espressamente questa possibilità, tutelando i diritti degli eredi in caso di divisione manifestamente iniqua.
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