Dividere l’eredità tra fratelli: quali regole da seguire?

Dividere l’eredità tra fratelli è una delle situazioni più frequenti in ambito successorio, sia in presenza di un testamento che in caso di successione legittima.

La divisione comporta spesso aspetti complessi, sia giuridici che relazionali, e richiede una corretta applicazione delle norme del codice civile.

In questo articolo vedremo come dividere l’eredità tra fratelli, quando serve l’assistenza di un avvocato per divisione ereditaria, e quali sono gli strumenti previsti dalla legge per tutelare tutti i coeredi.

Indice dei contenuti

  • Dividere l’eredità tra fratelli e la nascita della comunione ereditaria
  • Come dividere l’eredità tra fratelli con o senza testamento
  • I legatari non partecipano alla divisione dell’eredità tra fratelli
  • Divisione dell’eredità tra fratelli: contrattuale o giudiziale
  • Chi deve partecipare alla divisione dell’eredità tra fratelli
  • Divisione soggettiva e oggettiva dell’eredità tra fratelli
  • Quando l’atto non è una vera divisione ereditaria
  • Retratto successorio e tutela tra fratelli coeredi
  • Avvocato per divisione ereditaria: il ruolo nelle controversie tra fratelli

Dividere l’eredità tra fratelli e la nascita della comunione ereditaria

Quando uno dei genitori o un altro familiare decede lasciando più figli, si forma automaticamente una comunione ereditaria tra i fratelli. Ogni coerede è titolare di una quota ideale dell’intero patrimonio, senza attribuzione specifica dei beni. L’art. 713 c.c. stabilisce che “finché dura la comunione ereditaria, le quote dei coeredi restano indivise, salvo diversa volontà”. Questo significa che, anche se ciascun fratello ha diritto a una porzione del patrimonio, nessuno può pretendere da subito un bene specifico, salvo che tutti i coeredi siano d’accordo.

Durante la comunione, i beni devono essere gestiti congiuntamente, e le decisioni più rilevanti richiedono il consenso unanime o della maggioranza qualificata dei coeredi. La divisione serve proprio a porre fine alla comunione, assegnando a ciascun fratello beni concreti in corrispondenza della propria quota.

Come dividere l’eredità tra fratelli con o senza testamento

Il modo in cui si deve dividere l’eredità tra fratelli dipende dalla presenza o meno di un testamento. In caso di successione legittima, cioè in assenza di testamento, i fratelli ereditano in parti uguali, salvo la presenza del coniuge o di altri eredi. In caso di successione testamentaria, invece, si deve rispettare quanto previsto nel testamento, a condizione che non siano violate le quote di riserva previste per i legittimari.

Tuttavia, se il testatore ha previsto nel testamento la distribuzione diretta dei beni tra gli eredi , allora non si ha una comunione ereditaria tra fratelli, perché la divisione ereditaria è già stata effettuata dal de cuius, come previsto dall’art. 734 c.c. In questo caso, gli eredi ricevono direttamente i beni assegnati e non entrano in comunione.

Quando invece il testamento attribuisce solo quote ideali (es. “lascio metà del mio patrimonio a ciascuno dei miei due figli”), la comunione ereditaria si instaura e sarà necessario procedere con una divisione vera e propria.

I legatari non partecipano alla divisione dell’eredità tra fratelli

Nella divisione dell’eredità tra fratelli, è importante distinguere tra eredi e legatari. I legatari, a differenza degli eredi, non partecipano alla comunione ereditaria e non hanno diritto di intervenire nella divisione.

Il legato è una disposizione a titolo particolare che attribuisce un bene specifico a un soggetto che non entra nella comunione (art. 588 c.c.).

Se, ad esempio, il testatore lascia in legato un immobile a un nipote, quel bene sarà escluso dalla massa da dividere tra i fratelli, che dovranno spartirsi i restanti beni.

Questo comporta che il valore del legato debba essere considerato per la determinazione delle quote di riserva, ma il legatario non partecipa all’accordo divisorio e non ha diritto ad alcuna porzione degli altri beni.

Si ricorda ricordare che il legato può essere attribuito anche a favore di un coerede (c.d. prelegato).

Divisione dell’eredità tra fratelli: contrattuale o giudiziale

Dividere l’eredità tra fratelli può avvenire in via amichevole o giudiziale. La divisione contrattuale si realizza con un accordo scritto tra tutti i coeredi, in cui si stabilisce come ripartire i beni. Questo contratto è valido solo se tutti i coeredi vi partecipano. Basta l’assenza o il dissenso di un coerede per rendere necessario il ricorso al tribunale.

In assenza di accordo, la divisione può essere richiesta giudizialmente ai sensi dell’art. 713 c.c. L’azione di divisione può essere promossa da ciascun coerede, senza limiti di tempo. Il giudice provvederà, con l’ausilio di un CTU, alla formazione delle porzioni e all’eventuale vendita dei beni indivisibili.

Anche in caso di divisione giudiziale, si cerca in via preliminare un accordo conciliativo tra le parti, ma se questo fallisce si procede con la formazione forzosa delle quote.

Chi deve partecipare alla divisione dell’eredità tra fratelli

La divisione dell’eredità tra fratelli deve coinvolgere tutti i coeredi, anche se non sono fratelli. Questo principio è fondamentale: la divisione è nulla se non vi partecipano tutti i contitolari della comunione ereditaria, come stabilito dalla giurisprudenza costante.

Ad esempio, se oltre ai fratelli sono eredi anche il coniuge superstite o altri soggetti (figli di un fratello premorto, chiamati per rappresentazione), questi devono necessariamente essere inclusi nella divisione.

È possibile che un coerede ceda la propria quota prima della divisione, ma anche in questo caso il cessionario dovrà partecipare all’accordo. L’esclusione volontaria di un coerede richiede un atto scritto e firmato, come una rinuncia o uno stralcio concordato.

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Divisione soggettiva e oggettiva dell’eredità tra fratelli

La legge consente di dividere l’eredità tra fratelli in modo oggettivamente parziale, cioè attribuendo solo una parte dei beni (es. immobili ma non conti correnti), oppure in modo soggettivamente parziale, escludendo uno o più coeredi attraverso il cosiddetto stralcio.

Lo stralcio consiste nella liquidazione della quota spettante a uno dei coeredi mediante attribuzione di denaro o di un bene, che esaurisca il suo diritto successorio. Dopo lo stralcio, il coerede liquidato esce dalla comunione ereditaria.

Questo tipo di divisione è ammessa anche se provvisoria, purché non si leda il diritto degli altri coeredi e non si producano squilibri. L’importante è che le quote attribuite corrispondano, per valore, alle quote ereditarie di ciascun fratello.

Quando l’atto non è una vera divisione ereditaria

Si parla di vera divisione solo quando la quota ricevuta corrisponde alla quota di diritto spettante al coerede. Se ciò non avviene, l’atto non è una divisione in senso tecnico, ma un contratto diverso che ha anche l’effetto di sciogliere la comunione.

È il caso, ad esempio, di una transazione divisoria (art. 1965 c.c.), che serve a comporre una controversia tra fratelli, o di una vendita di beni tra coeredi.

L’effetto pratico di questi atti è lo scioglimento della comunione, ma non si può parlare di divisione in senso stretto, perché manca la corrispondenza tra quota ereditaria e quota assegnata. In tal caso, le garanzie e i rimedi applicabili sono diversi da quelli previsti per la divisione.

Retratto successorio e tutela tra fratelli coeredi

Il codice civile tutela i fratelli coeredi attraverso lo strumento del retratto successorio, disciplinato dall’art. 732 c.c. Se un coerede decide di vendere la propria quota ereditaria a un estraneo, gli altri coeredi hanno il diritto di riscattarla subentrando nell’acquisto, alle medesime condizioni.

Questo diritto di prelazione consente ai fratelli di evitare che terzi estranei entrino nella comunione ereditaria. Il retratto va esercitato entro un anno dalla trascrizione dell’atto di vendita e richiede il deposito del prezzo presso la cancelleria del tribunale.

Si tratta di un rimedio molto utile quando vi è il rischio di conflitti con acquirenti terzi, oppure quando un coerede ha venduto senza informare gli altri fratelli.

Avvocato per divisione ereditaria: il ruolo nelle controversie tra fratelli

Affidarsi a un avvocato per divisione ereditaria è spesso necessario quando si deve dividere l’eredità tra fratelli. Le controversie tra familiari possono riguardare la valutazione dei beni, l’esistenza di donazioni pregresse, l’interpretazione del testamento o la gestione della comunione ereditaria.

L’avvocato può assistere nella redazione dell’accordo di divisione, rappresentare uno o più fratelli nelle trattative o nel giudizio di divisione, e tutelare i diritti dei coeredi in caso di violazioni.

Inoltre, l’avvocato è indispensabile nei casi in cui sia necessario attivare il retratto successorio, impugnare un testamento, oppure ricostruire la massa ereditaria anche in presenza di beni donati in vita dal defunto.

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